Le opere contenute in questo blog, scritte da Umberto Coro, sono tutelate da diritti d'autore

14 luglio 2012

"Come una favola"


Murales, piazza dei caduti Soleminis (Cagliari)

Ciao. Mi fa piacere sapere che in questo momento mi stai leggendo. A questo punto, vorrei coinvolgerti su quanto sto per narrarti. Facciamo finta che ci siamo incontrati in uno dei tanti bellissimi parchi di Torino, magari ci sediamo su una panchina…Ti voglio raccontare un momento particolare che ho vissuto in Sardegna "La mia terra natia"
Non molto tempo fa' , fui invitato a Soleminis, un paese alle porte di Cagliari, per presentare il mio libro “La quercia ei bambini di tutti”, una narrativa come dice il titolo per bambini, ma anche per ogni eta'. Cosi' , presi il volo Da Torino e via fino ad arrivare a Soleminis che oltretutto, e' il paese dove mia madre ha vissuto la sua infanzia e gran parte della sua gioventu' .
Non e' di questo che voglio parlarti ora, e tanto meno del libro, ma di un dipinto.

Camminavo tranquillamente per le vie del paese, quando ad un certo punto davanti a me si presenta una piazza con dei paletti in marmo, in ognuno di questi vi era impresso il nome dedicato ai caduti della prima e della seconda guerra mondiale, tra questi c'era anche il nome di un fratello di mia madre. A un certo punto mi trovo davanti un murales. Fissai quel dipinto in ogni suo particolare fino a portare i miei occhi sul volto di quella nonnina sorridente che mi ricordavano tanto la mia nonna paterna. Mi avvicinai ancor di piu', come a sentirmi catturato da quel bel viso, non riuscivo a distogliere i miei occhi da lei, mi sembrava di essermi addentrato in quell'epoca quasi come se io fossi dentro una favola… come se la donnina davanti a me fosse davvero su quella porta ad aspettarmi. E da quel momento che la mia fantasia cominciò
La nonnina mi scruta dalla testa ai piedi e con sorriso prende a parlare.
“Buongiorno! Straniero, bella giornata stamattina vero?... Ti vedo un po' perplesso, hai forse paura di me?” “ No! no! Signora, anzi! Lei mi ricorda tanto il viso della mia cara nonna, che vive lontano da qui” gli risposi io, e lei continuò sorridendo “ Mi fa piacere, ma non chiamarmi signora, il mio nome e' Maria… se vuoi chiamami Zia Maria! E dimmi; qual buon vento ti ha portato qui? Non dirmi che sei scappato dalla guerra? Vedo però, che non indossi la divisa militare!” concluse la donna. “ No signor… Zia Maria! Io mi trovo qui soltanto per…” Lei m'interrupe subito dicendo:
“ Allora sei qui per portarmi buone nuove di mio figlio!! Ma, ma entra pure, accomodati dentro straniero, una buona tazza di cafe' e il mio sorriso, e' tutto quello che posso offrirti”.
Io non sapevo cosa dirle, cosa fare e lei “ Bhe! Che fai? entra, dammi questa gioia!”.
Non esitai piu' un attimo ed entrai in casa sua, mentre la dolce nonnina continuava a parlare.
“ Benvenuto in casa mia figliolo, ma siediti pure accanto al camino, nel frattempo ti preparo il cafe'.
“ Grazie zia Maria, ma voglio subito precisarle che non sono venuto qui, per portarle notizie di suo figlio, e me ne dispiace tantissimo io vorrei ma…” le dissi io, e lei sempre col suo sorriso come tatuato, mi rispose: “ Non importa, non importa figliolo, ma sono felice di averti ospite in questa mia umile casa , per poter scambiare quattro parole con te. Come puoi vedere, questo e' tutto quello che possiedo, la sedia sulla quale stai seduto, questo mobile con la vetrina, questa cassapanca che vedi, sono stati creati dalle mani di mio marito Francesco, e non gli sostituirei mai, neppure per tutto loro del mondo, perche' lui sta qui, in queste sue opere… sai a volte parlo da sola guardando sulle cose che lui ha fatto. Ci eravamo appena sposati, nel 1915, si lo ricordo benissimo. Ero in dolce attesa . Poi una sera me lo portarono via, per quella maledetta guerra. E una sera d'inverno, stavo seduta, accanto al camino, proprio dove sei tu adesso. Allattavo il mio bambino…Giuseppe si chiamava. Fu un grande dolore per me, ma dovevo farmi forza. Sapevo di avere il suo piu' grande dono tra le mie braccia. E la vita doveva andare avanti. Tre anni dopo, finita la guerra, approfittando delle belle giornate di sole, mentre il mio bambino giocava nel cortile. Io me ne stavo li, davanti alla porta, e di tanto in tanto, fissavo lo sguardo in fondo alla via, con la speranza e l'illusone di rivedere il mio uomo, e un padre felice di conoscere suo figlio…”
(Io rimasi li fermo ad ascoltarla con interesse, tutto ciò che raccontava lei, mi ricordavano la mia cara nonna). “ ecco il cafe'!…Oh! scusami figliolo, forse ti ho rattristato un po' con i miei discorsi? Ma sai, io sento il bisogno di parlare con qualcuno, infatti non per niente, che mi hai visto davanti alla porta… scusami ancora” concluse lei. “Non si deve scusare affatto zia, a parte la sua triste storia, io lo ascoltata con piacere ed interesse… e… suo figlio Giuseppe?” gli domandai curioso di sapere io. La donna mi prese la tazzina del cafe' dalle mani , si alzò per posarla sul lavandino senza dire una parola. Ho avuto la sensazione di averla turbata nel voler sapere di suo figlio. Si avvicinò verso la tenda lunga che separava la camera da letto dalla cucina, apri' la tenda per farmi veder un lettino, forse del figlio? Continuava a stare in silenzio ed io non sapevo che dire, cercai di cambiare discorso, parlandole del tempo, ma lei continuava a stare in silenzio e sempre con quel dolcissimo sorriso. Finche' si avvicinò al camino, si sedette nuovamente accanto a me, prese le mie mani, le accarezzò guardandomi negli occhi e riprese a dire “ Mio figlio?... Oh! e' tanto che lo aspetto. Infatti in un primo momento, quando ti sei avvicinato davanti alla mia porta, ho pensato, ho sperato che tu mi portassi notizie di Giuseppe, o almeno i suoi resti, perche' lui potesse riposare in pace nella sua terra”…


Piazza dei Caduti Soleminis (Cagliari)

“Mi dispiace non poterla aiutare…mi dispiace tantissimo signora Maria” gli risposi io.
“ Zia Maria! figliolo, zia Maria!...tutti qui in paese mi chiamano cosi'. In quanto a mio figlio, non preoccuparti. Io sono felice ed onorata di vederti qui, seduto con me accanto al cammino. Sai, mentre ti parlavo,osservavo i tuoi occhi enormi e lucidi, proprio come fanno i bambini, quando ascoltano attentamente i racconti dei loro nonni, loro si immedesimano in quella favola. Forse anche per te, sara' la stessa cosa? O… Può darsi che tu, senza volerlo, ti sei addentrato in una fiaba?…ma non per me che l'ho vissuta… Gradisci un'altra tazza di cafe'? Oppure un bicchierino di mirto fatto da me?” concluse la nonnina. “No! grazie! Come ricevuto! E credimi zia Maria, starei qui ore ed ore ad ascoltarti” gli dissi io. La vidi poi che cercava qualcosa tra le tasche del suo lungo vestito , mi sembrava preoccupata, ad un certo punto tira un sospiro di sollievo e slaccia dal suo collo una medaglia e … “Eccola!!” esclamò e poi segui' a dire “ Guarda questa medaglia, me l'hanno portata qualche tempo fa dei distinti signori, guardala bene, vedi , c'e' scritto il nome e cognome di mio figlio, questo e' quanto mi rimane di lui… mio figlio!. Ho perso due uomini, in due inutili e' maledette guerre. Ti chiedo scusa se non ho fatto altro che parlarti solo che di queste tristi storie, ma ne sentivo il bisogno…e bisogna ricordarle queste cose ogni tanto, bisogna raccontarle e fare in modo che tutte queste inutili guerre non ritornino mai piu'! Ma sento che bussano alla porta” concluse lei , al che io mi alzai subito dicendo “ Apro io zia Maria, apro io” “No! stai pure comodo, non ho ancora finito di raccontarti tutto; apro io!”. Ad un certo punto, mi sono sentito toccare alle spalle, mi girai di colpo come spaventato e…
“ Ma Umberto che fai qui incantato su questo murales, e' da un po' che ti cerchiamo!”
Era mia cugina Rita, che segui a dirmi “ Vedo che ti piace tantissimo questo dipinto, questa piazza come vedi, e' dedicata ai caduti della 1° e della 2° guerra mondiale. Questa figura di donna sulla porta, rappresenta una mamma che aspetta suo figlio che ritorni sano e salvo dalla guerra” conclude Rita “ Lo so! Lo so!” gli rispondo io ancora scosso , e lei “ Bravo cugino! Hai gia' letto il libro?” “No! no! … me lo ha raccontato…zia… voglio dire una signora!” dissi io.
“ Va bene, ma ora andiamo nel salone, a presentare il tuo libro” concluse lei.

Questa e' una piccola fiaba che ho voluto raccontarti. Dico fiaba nel modo in cui l'ho scritta, ma verosimile come storia vissuta da questa stupenda nonnina dipinta sul muro della piazza.
So di averti raccontato una triste storia di guerre, ma se si ricordassero come favole? E poi anche nelle favole si affrontano i cattivi e le guerre, per finire sempre col dire “ E vissero felici e contenti"
e… “ Per non dimenticare”
Grazie per avermi letto
Ciao.

Umberto Coro
Cuorgne', 14-03-012

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